“It’s running me in
time,
in your sympathy
Burning me in kind,
sweet liberty
He’s carry me home”
Sweet liberty
L’ultimo ricatto è
un’opera non comune, profonda, che scava nei sentimenti fino all’osso, procede
per immagini, analogie e istantanee folgoranti. L’atmosfera del tutto
particolare del disco è il frutto evidente di una ricerca sonora che sembra
cercare il contatto fisico con l’ascoltatore che viene avvolto, ammaliato, perfino
stupito dal flusso continuo di parole e musica che si intersecano in un gioco ad
effetto originale e coinvolgente. Per avvicinarsi all’arte di Paolo Saporiti è necessaria indubbiamente
non solo una certa dose di impegno ed attenzione, ma anche di curiosità e
soprattutto di disponibilità a lasciarsi meravigliare. Il gusto forte delle
sensazioni trasmesse dalla sua musica, l’intensità emotiva di ogni singolo
brano, sapranno ampiamente ricompensare il tempo dedicato alla scoperta del suo
mondo.
L’ultimo ricatto
è in un certo senso un ritorno a casa, la presa di posizione di chi non vuole
scendere a compromessi e non vuole più subire imposizioni di alcun tipo. Dopo
due album pubblicati da una piccola etichetta indipendente, The restless fall e Just let it happen, nel 2010 Saporiti corona il sogno di una vita e approda
alla Universal con la quale realizza Alone, un bellissimo disco che, grazie
anche alla sapiente produzione di Teho
Teardo, dimostra tutta la sua abiltà compositiva e il raggiungimento di uno
stile decisamente personale. Il rapporto con la major non è però dei migliori, non
tutto funziona correttamente, le grandi aspettative riposte nel progetto
vengono in parte deluse. Così l’entusiasmo iniziale lascia spazio all’insoddisfazione
e spinge Saporiti a compiere una
scelta coraggiosa, quella di tornare ad una realtà indipendente, che può meglio
garantirgli quella libertà d’espressione e di movimenti di cui ha assolutamente
bisogno.
Puoi leggere l'articolo completo a pag. 32 di Just Kids #3 (clicca qui per sfogliare la rivista)
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