Sono sincero, ho sempre amato la musica dei canadesi Blue Rodeo e li considero uno dei
gruppi fondamentali per la comprensione del genere americana. Autori di opere seminali quando il fenomeno no depression non era ancora esploso e
si cominciava appena a parlare di alt-country
e roots music, hanno costruito la
loro carriera rimanendo sempre fedeli a se stessi e alla formula che li ha
portati al successo. Considerati, a ragione, figli naturali dei conterranei The Band, non solo ovviamente per semplice
appartenenza geografica, raccolgono il testimone lasciato in eredità dal
country rock degli anni settanta e sviluppano il loro personale linguaggio
musicale sulla base di una sapiente abilità nell’unire grande facilità di
scrittura e perizia strumentale al gusto per l’armonia vocale e la melodia,
tanto che i loro brani sono sempre estremamente gradevoli all’ascolto. Ciò che
li contraddistingue è il drive elettroacustico trainato dalle chitarre,
arricchito dall’uso raffinato delle tastiere e declinato secondo una
sensibilità pop (intesa nel suo senso
migliore) misurata e di gran classe, che ha permesso loro di confezionare opere
eccellenti. Una formula apparentemente semplice, ma assolutamente efficace, che
ci ha regalato, nei primi anni novanta, capolavori quali Lost together e Five days in
July, pietre miliari di un suono e di un modo d’intendere la musica che di
li a poco sarebbe sfociato in ciò che oggi accomuniamo con il termine americana.
A ventisei anni esatti di distanza dall’esordio di Outskirts e a quattro dal doppio The things we left behind (disco di buon livello, ma un po’ troppo dispersivo), i Blue Rodeo ritornano alla grande e pubblicano il tredicesimo lavoro di studio, dando ancora una volta prova di una creatività mai sfiorita, anzi rinvigorita e maturata nel corso del tempo.
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Traclist:
Traclist:
New Morning Sun
Wondering
Over Me
Never Too Late
When The Truth Comes Out
Paradise
Tell Me Again
Mattawa
Made Your Mind Up
In Our Nature
In The Darkness
You Should Know
Tara’s Blues
Out Of The Blue
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