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Le note scarne di una chitarra acustica che accompagnano la
slide segnano il tempo di un ritmo tribale, lo sciamano può compiere così il
suo rito ancestrale e un busker solitario suona circondato da architetture
futuristiche. Il video girato a Milano dal fotografo Gianni Lo Giudice per The
Shaman rende perfettamente l’idea centrale del lavoro di Gianluca Fasteni, in arte G-Fast: unire antico e moderno,
tradizione e innovazione, innestare nella matrice del blues loop di percussioni ipnotici e una discreta
dose di elettronica.
Per incidere Dancing
with the freaks il chitarrista milanese ha usato mezzi semplicissimi e una
tecnica di registrazione altrettanto essenziale. Due strumenti economici, una
Eko e una Meazzi, entrambe degli anni 60, sono le uniche due chitarre suonate
nel disco, equipaggiate con tre corde, come fossero le cigar-box guitar usate dai primi musicisti neri, che costruivano
con mezzi di fortuna i loro strumenti, il cui corpo era spesso costituito da scatole
di sigari riadattate per l’occasione. Scardinare uno schema ormai classico come
quello del blues non è semplice e trovare una chiave di lettura nuova e
personale richiede molta fantasia e creatività e il nostro ci riesce con grande
abilità. L’audacia della sperimentazione sonora non manca certamente a G-Fast e a testimoniarlo sono nove
tracce che si impongono da subito per il ritmo incalzante e la grande energia
trasfusa.
Apre le danze (è proprio il caso di dirlo) Come this way in cui le pulsazioni di
basso e batteria (in realtà il basso è una delle due chitarre opportunamente
trattata) e il riff poderoso della chitarra fanno da contraltare al gran lavoro
alla slide e al vocione graffiante e potente di Fasteni. SeguonoThe DJ is
dead, batteria ossessiva e chitarra ritmica tagliente cui si sovrappone la
voce corrosiva e distorta, e The Shaman,
una danza tribale ipnotica, in cui il suono della slide unito ad un canto
indiano crea un effetto davvero particolare dall’atmosfera evocativa. Sulla
stessa falsariga Dancing with the freaks
e Black rain in cui gli stilemi del
blues acustico si fondono con voci distorte e sonorità dissonanti. Si calmano
le acque con When I go home, la slide
sempre in evidenza in una ballata dall’incedere lento dal sapore desertico e
polveroso, mentre The monkey funk,
sintomatico il titolo, rimescola un’altra volta le carte in tavola con una
ritmica black. La sorpresa arriva con Shout,
sì proprio quella dei Tears for Fears,
che le sonorità trasversali delle percussioni e l’uso dell’elettronica abbinata
alla solita slide trasfigura in una danza primitiva. Il rituale shamanico si chiude con Tomorrow, lenta, evocativa,
psichedelica, ipnotica.
Dancing with the freaks è in
definitiva un lavoro convincente sia per la sua originalità che per la bravura
di G-Fast, un chitarrista molto
valido tecnicamente e dotato di un notevole talento compositivo. Nella
registrazione del disco fa praticamente tutto da solo, tranne che per l’aiuto
di alcuni ospiti. Stefano Tessadri,
cantautore milanese con cui Fasteni collabora
da anni, è presente all’organo hammond in Tomorrow
insieme a Cek Franceschetti, mentre Carmelo Genovese, anche lui chitarrista
e bluesman, partecipa a Come this way.
Insomma una proposta interessante, un buon biglietto da visita per fare
conoscenza con il chitarrista milanese che riassume così il suo curriculum: “Tre corde e molto idee”.justkids.furlan@gmail.com |
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