martedì 23 ottobre 2012

Matt Waldon – Oktober (Arkham Records – 2012)

Questo articolo è stato pubblicato sulla webzine JUST KIDS
Qui puoi sfogliare il primo numero: http://issuu.com/justkidswebzine/docs/jk01
Diventa fan della pagina facebook: https://www.facebook.com/justkids.net

Se non sapessimo che il patavino Matteo Baldon, in arte Matt Waldon, è italianissimo, potremmo facilmente pensare che Oktober, la sua prima prova solista, sia opera di un musicista americano, che so, di Austin, TX, e non avremmo sbagliato di molto. Nella città della musica per antonomasia, almeno per quanto riguarda la miscela esplosiva generata dall’incrocio di folk, blues e country, ha ritrovato la sua patria ideale e ha avuto la soddisfazione di suonare al SXWX Festival, un traguardo importante nella sua carriera. Se per qualcuno nascere nella provincia italiana potrebbe essere un limite, non lo è stato certamente per Waldon che da sempre ha coltivato un grande amore per la musica americana, amore ereditato dal padre, la cui precoce scomparsa ha spinto il giovanissimo Matt ad imbracciare la chitarra per sconfiggere il dolore e i suoi fantasmi. The Minigtown, il suo primo gruppo, nasce inizialmente come cover band dei Cardinals di Ryan Adams, ma l’esigenza di comporre in completa autonomia la propria musica porta il nostro a pubblicare due album, cui segue un’intensa attività live, culminata nell’esibizione insieme al Neil Casal, songwriter di chiara fama (Cardinals e Chris Robinson Brotherhood) e chitarrista sopraffino. Nel 2011 il tempo è maturo per fare tutto da solo: a marzo esce Amnesia un EP di cinque brani acustici, proprio quelli che porterà in concerto ad Austin! Con l’uscita di Oktober il cerchio si chiude e viene portata a compimento l’esperienza accumulata negli anni di formazione.



Sono le atmosfere autunnali, come fa presagire il titolo, a pervadere il disco in un continuo susseguirsi di chiaroscuri, di ballate acustiche dalle tinte folk che si alternano tra reminiscenze country dai toni malinconici e introspettivi ed episodi elettrici in cui l’indole rock da libero sfogo a chitarre acide e graffianti che rimandano alla stagione del Paisley Underground di Dream Syndicate e Green on Red. Uscito negli ultimi scampoli d’estate, sarà sicuramente un buon compagno nelle serate invernali riscaldate da un buon bicchiere di whiskey! Una ricetta semplice ma gustosa quella preparata da Matt Waldon, il cui talento di songwriter si sviluppa in dieci brani di pregevole fattura. Le note solitarie di un banjo aprono lo strumentale Like a secret, premessa della scoppiettante Dirty Roads le cui radici country sono contaminate da un’armonica fulminate e dalla chitarra che insegue il piano in una veloce ballata convincente e accattivante. Il piano è invece protagonista in I know, dalla melodia avvolgente, riscaldata dalla voce della francese Paoloma Gil, che duetta con Waldon con molta grazia e rende palpabile l’emozione di ascoltare “the rain on my heart“. Non è l’unica ospite invitata a partecipare alle registrazioni, effettuate all’Arkham Studio di Rovigo; sono presenti nomi importanti della scena Americana, a partire da Caitlin Cary (violinista dei Whiskeytown, altra band di Ryan Adams), al newyorkese Kevin Salem e il nostrano Cesare Carugi (anche lui autore quest’anno di un album scritto con l’America nel cuore). Proprio il brano che da il titolo all’album, con Carugi ai cori, è uno degli episodi più belli, un folk rock intrigante impreziosito dal violino della Cary, un gioiellino nella sua linearità. Il rumore di un temporale fa da sfondo a Sad Song, il pezzo più trascinante del disco, cantata insieme a Salem, che si lancia in un’eccellente prestazione alla chitarra, ritmo energico che non fa rimpiangere i migliori Dream Syndicate. La conclusione è affidata alla splendida ballata I will, deliziosa folk song magica e sognante, abbellita dalle evoluzioni del violino e dalle voce armoniosa della Gil.
La pubblicazione di Oktober, interamente scritto e prodotto da Matt Waldon, curato fin nei minimi particolari, fa entrare di diritto l’autore nel novero di quegli artisti italiani che, senza timori reverenziali, sanno interpretare in maniera personale e con ottimi risultati il rock d’oltreoceano. Anche se probabilmente destinato a rimanere un prodotto di nicchia, il roots-rock  o alt-country che dir si voglia, in Italia è ormai una realtà e opere come questa fanno ben sperare nel futuro. A Waldon va quindi il plauso per aver realizzato un album maturo, omogeneo nelle sonorità, ben suonato e registrato, molto gradevole all’ascolto che di certo soddisferà i palati più esigenti. 


justkids.furlan@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento