martedì 11 dicembre 2012

Roberto Dell'Era - Carroponte - Sesto San Giovanni (Mi) - 2 Agosto 2012

Intervista realizzata per Just Kids da me e Massimo Miriani e pubblicata sul #1 (lo puoi sfogliare qui)


In occasione della rassegna musicale che si svolge al Carroponte di Sesto San Giovanni per tutto il periodo estivo, questa sera suona Roberto Dell’Era accompagnato dai Judas, cioè Rodrigo D’Erasmo (Violino e Chitarre), Milo Scaglioni ( Basso), Alessio Russo (Batteria) e Lino Gitto (Tastiere).

Con molta disponibilità e la simpatia che da sempre lo contraddistingue, Roberto ci concede una chiacchierata poco prima di salire sul palco.


Ciao Roberto, vuoi parlarci di “Colonna so­nora originale”, il tuo primo progetto soli­sta, che ancora promuovi a circa un anno dalla sua uscita?

Si, è un “never ending tour” finché non uscirà il mio prossimo disco! Intanto stasera abbiamo aggiunto due nuovi pezzi che non abbia­mo mai suonato dal vivo e che presentiamo in questa occasione.

Sei soddisfatto del riscontro che ha avuto?

Direi di si, tutto sommato al di là delle aspet­tative. Ho avuto molti consensi da parte del­le radio, è piaciuto molto, quindi mi ritengo molto soddisfatto. Il fatto di essere un mem­bro degli Afterhours mi ha permesso di apri­re qualche porta. Ciò in certi casi può essere un’arma a doppio taglio, in quanto potrei es­sere considerato il figlioccio di una band che ha una entità molto forte e potrebbe essere scontato il fatto che sono bravo solo perché faccio parte degli Afterhours, il che non è as­solutamente vero.

Infatti nel tuo progetto non vi è alcun rife­rimento musicale che possa ricondurre allo stile degli Afterhours. Ciò significa che è molto personale, dotato di una sensibilità completamente diversa da ciò che fai con il gruppo. La decisione di utilizzare uno sti­le riconducibile ad un sound sixties è stata una esigenza legata a questo progetto parti­colare oppure è il genere musicale che più preferisci e senti tuo?

E’ il tipo di suono che preferisco, anche se non lo ritengo neo-sessanta o super british. Lo ritengo il mio suono nuovo e attuale. Nell’immaginario culturale parlare di suono anni sessanta fa pensare a qualcosa di data­to, che appartiene al passato. per me invece è semplicemente un suono, come lo potrebbe essere l’hip-hop, che, anche se lo si ascolterà fra vent’anni non è detto che sarà considerato vecchio o datato. E’ un suono che gode di una sua entità ben specifica.


Vuoi parlarci dei tuoi esordi e del percor­so artistico prima di entrare a far parte degli Afterhours? Come e dove nasce Roberto Dell’Era arti­sticamente?

Ai tempi feci un corso di chitar­ra all’oratorio che frequentavo da piccolo, nel quale c’era un teatro che, come scoprii più tardi, veniva affittato e utilizzato dalla Ricor­di come sala di registrazione per i propri artisti. Ci lavorò anche Lucio Battisti! Ero refrattario alla scena musicale milanese, non mi piaceva nessuno e non avevo molti amici musicisti. Preferivo i negozi di dischi alle band, odiavo le sale prova, odiavo l’ambiente, insom­ma, mi stavano un po’ tutti sui co­glioni. Andai all’estero e stetti un anno in Irlanda, poi in Inghilterra. Mi liberò molto artisticamente e mi sentii perfettamente a mio agio in quella situazione, trovai intorno a me l’humus adatto a ciò che avevo in mente di fare. Cominciai a suo­nare in numerose band, tra le quali alcune importanti con l’aspettativa di fare il botto. Rimasi circa dieci anni lì e feci la mia gavetta.

Gli Afterhours hanno pubblicato a distanza di 4 anni dal precedente il loro nuovo lavoro, Padania, avviando di conseguenza un intenso tour. Come riesci a gestire i tuoi impegni soli­stici insieme a quelli con il gruppo?

E’ un vero delirio! Credo che quest’anno farò il record di concerti della mia vita… Ovviamente gli Afterhours hanno la precedenza assoluta, però avere un tour in progress ha limitato le mie possibilità di fare concerti in posti interes­santi, come i festival, dove la gente viene non solo per te ma segue un certo tipo di mondo musicale. Mi sono adattato ad altre situazioni che comunque mi hanno soddisfatto, e conti­nuo in tarda età a fare canzoni sui treni (ride).

Questo significa che c’è molta passione in quello che fai, non è semplicemente un mestiere. Si percepisce chiaramente che non sei un artista esordiente, alle prime armi, ma che possiedi un bagaglio di esperienza notevole.

Certo mi piacerebbe avere ancora vent’anni, nel senso che avrei molto più tempo davanti per portare a compimento altri progetti. Non credo però che a quell’età avrei potuto realizzare un lavoro del genere. Infatti la maturità raggiunta nel disco è frutto dell’esperienza acquisita nel tempo. In Italia è difficile per un artista di vent’anni possedere già l’esperien­za necessaria per mantenere il controllo di un lavoro così complesso sia dal punto di vista sonoro che da quello tecnico, in quanto non ci sono le condizioni per acquisire competenze necessarie.

Parlaci del “Cortometraggio” che hai realiz­zato per il brano Le parole?

Ho usato il termine “cortometraggio” in rela­zione al titolo del disco che è “Colonna sono­ra originale”. Ovviamente è un videoclip, ma mi piaceva l’idea di vederlo come un mini film di Roberto Dell’Era. E’ stata una avventura bellissima lavorare al video, prodotto insieme a Giorgina Pilozzi, che aveva proposto di fare una sorta di omaggio a “i 400 colpi” di Fran­cois Truffaut senza però creare riferimenti al film. Il piccolo Ian Sassanelli, il bimbo che ha recitato nel video, ha rappresentato il mio ­al­ter ego ed è stato bellissimo lavorare con lui.
E’ il primo lavoro in ambito cinematografica che abbiamo realizzato e mi ha soddisfatto molto, così come aver scelto il bianco e nero. Il corto è piaciuto moltissimo anche a tanta gente dell’ ambiente.

Suoni in tante situazioni diverse, in duo, con la band, da solo. Qual’é quella che preferi­sci?

Dal vivo non ho una preferenza particolare. Mi trovo bene sia con i Judas, che da solo o in duo con Rodrigo. Anzi, con Rod si è creata una bellissima intesa e mi piace molto suo­nare con lui, perché mi lascia molto spazio, capisce al volo le mie intenzioni e sa suppor­tarmi adeguatamente.

Progetti Futuri?

Sicuramente realizzerò un nuovo disco, ma non so ancora quando. Ho in cantiere molte idee, che al momento opportuno verranno sviluppate e vedranno sicuramente la luce.

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