Where I Fell
Long I Ride
That's Where I'm From
When You Get To The Bottom
Snake Chapman's Tune
Imogene
Pacific Slope
Sometimes The Grass Is Really Greener
Guess I Got It Wrong
The Many Disguises Of God
Rose Of The Summer
“Se non puoi dire che
sono un contadino, allora guardami più da vicino, ce l’ho nel profondo del mio
sangue. Vengo da un posto che non posso più chiamare casa, dove il tempo scorre
più lento.” E’ questa l’amara
considerazione di uomo che, raggiunto il successo, rimpiange di aver tradito le
sue origini e, mentre guarda i figli crescere, constata il divario tra la
modernità e suoi valori vecchio stampo. La storia è descritta in punta di
penna, con pochi, precisi dettagli, come solo i grandi narratori sanno fare, e
si sviluppa nei toni agresti di una ispirata ballata acustica, emotivamente
intensa, in cui la nostalgia ha il sopravvento, evocata da una linea melodica a
tratti struggente, e chitarra, mandolino e fiddle accompagnano la voce tenorile
dal forte accento nasale a dirci che il cuore si trova dalle parti degli
Appalachi. Una decisa svolta nel segno della tradizione, alla ricerca
dell’America rurale più vera e profonda dove la vita è fatta di strade
polverose e lavoro duro. That’s where I’m
from è in un certo senso il manifesto dell’ultimo lavoro di Robbie Fulks, uno dei personaggi più originali
della scena alt-country, noto per la
sua caustica ironia e il disprezzo per l’industria musicale.
Gone away backward,
titolo quanto mai esplicativo, segna il ritorno alla Bloodshot Records, l’etichetta che incise i suoi primi dischi, e
alla collaborazione con Steve Albini,
altro personaggio atipico, un produttore che non vuole essere considerato tale,
ma semplicemente un recording engineer
(per inciso è degna di nota la sua lettera d’intenti inviata ai Nirvana, scritta prima di produrre In Utero). I due appartengono a mondi
lontani, country e punk rock hanno davvero pochi punti in comune, ma se pensiamo
all’atteggiamento ribelle e anticonformista di Hank Williams (If you’ve ever
heard Hank Williams sing, then brother, you know the whole blessed thing canta Fulks nel brano sopracitato) allora qualche
punto d’incontro lo troviamo. Di certo Albini, che ha esperienza da vendere, è
riuscito a catturare con acume la peculiarità di questa musica riproducendo,
tramite un’ottima registrazione, l’atmosfera di autenticità di un genere
vissuto con rigore e credibilità.
[...]
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