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Musiche di porto e d’assenza che da tempo attendevano
l’approdo! Rientra il navigante, dopo aver affrontato mari omerici, balene,
ciclopi e polpi innamorati, dopo essere sfuggito all’incanto delle sirene. A
conclusione delle peregrinazioni marinaresche ecco il porto, la Taverna Tsozzos, dove si apre il girone
dei rebetici.
Attendevo da tempo Rebetiko
Gymnastas, da quando cinque anni fa ho saputo che il disco era stato
registrato ad Atene, e finalmente il momento della sua pubblicazione è
arrivato. L’amore per la musica greca di Vinicio
Capossela ha radice lontane, il primo segnale nella sua opera risale infatti
a Canzoni a Manovella, l’album che
conteneva Contratto per Karelias,
brano dal testo originale arrangiato sulla musica di Markos Vamvakaris, uno dei padri del rebetico. Nel suo romanzo Non
si muore tutte le mattine l’autore stesso racconta in un paio di capitoli
l’incontro folgorante con questa musica, parole da rileggere con attenzione per
entrare nella giusta atmosfera e prepararsi all’ascolto del disco. Il rebetico, che in greco significa ribelle, è nato negli anni venti in
seguito all’allontanamento dei greci dall’Asia Minore, una delle tante diaspore
del secolo scorso, che ha lasciato segni profondi nei rifugiati e alimenta
nostalgia e rimpianto per ciò che si è perduto e non si riavrà mai più. Come il
blues, il fado portoghese e la morna capoverdiana, è musica intrisa di
malinconia, che nasce dal dolore, il cui esercizio (da qui i ginnasti cui
allude il titolo) aiuta a vivere, a manifestare la propria identità attraverso la
ribellione dell’anticonformismo al tempo presente.
Ancora una volta veniamo sorpresi da una straordinaria prova
d’artista, nella quale convergono le tante esperienze dell’autore che si è confrontato
spesso con altre culture e le ha sapute amare e metabolizzare con estrema
sensibilità. Le sue opere, sempre migliori e diverse una dall’altra, si sono costantemente
arricchite in questi scambi e testimoniano la creatività dirompente di un
autore in continua evoluzione, che non si stanca di esplorare e conoscere,
davvero unico nell’attuale panorama italiano. Ecco quindi Rebetiko Gymnastas, non una sterile operazione folkloristica, ma il
mondo di Capossela interpretato e rivisto
insieme ad un manipolo di ottimi musicisti greci, non un disco di rebetico, ma suonato da musicisti rebetici. Forse una distinzione sottile,
ma che rende perfettamente l’idea! Come definire altrimenti un lavoro il cui nucleo
principale è costituito da nove brani pescati dal repertorio di Vinicio e solamente uno dei quattro
inediti è di un autore greco?
Aiutano il nostro un paio musicisti storici del clan caposseliano,
Alessandro “Asso” Stefana alla
chitarra e Glauco Zuppiroli al
contrabbasso, affiancati dai bravissimi Ntinos
Chatziiordanou alla fisarmonica, Socratis
Ganiaris alle percussioni, Manolis
Pappos al bouzouki e Vassilis
Massalas al baglama. In questa nuova veste le composizioni che già conosciamo traggono ulteriore
linfa vitale e la diversa prospettiva le rende ancora più belle ed
interessanti. Con una rosa,
impreziosita dal violino di Mauro Pagani
ed una fisarmonica assassina si trasforma in elliniko baion, Non è l’amore
che va via, dall’incedere lento e malinconico, è ancora più struggente. Morna è una stretta al cuore, “tanto qui c’è soltanto vento e parole di
allora”, ospite la chitarra portoguesa
di Riccardo Pereira. Eccezionali gli
inediti, a cominciare da Canción de las
simples cosas, resa famosa dall’argentina Mercedes Sosa e Abbandonato (Los ejes de mi carreta) di un altro autore argentino Atahualpa Yupanqui entrambe dal testo tradotto in italiano da Capossela. Non finisce qui, perché c’è spazio anche per Gimnastika del poeta russo Vladimir Vysotskij e Misirlou, di cui ricordiamo la versione strumentale in Pulp Fiction, che ospita Kaiti Ntali alla voce, canzone del repertorio popolare greco. Manifesto del disco è Rebetiko you stupendo esercizio di stile cui partecipa, ospite alla chitarra, il grande Marc Ribot.
“Fatevi più stretti attorno
Questa sera non mi basta il mondo
Tornano i miei passi in coro
Nel cerchio del rebetiko da solo
Come una parata
Come in un addio
Questo ballo è solo il mio”
“Fatevi più stretti attorno
Questa sera non mi basta il mondo
Tornano i miei passi in coro
Nel cerchio del rebetiko da solo
Come una parata
Come in un addio
Questo ballo è solo il mio”
Rebetiko Gymnastas
è davvero entusiasmante e nonostante raccolga influenze di vario genere, è assolutamente
omogeneo nel risultato e piacevolissimo all’ascolto. Se il precedente Marinai, profeti e balene poteva essere
considerato in parte un po’ eccessivo e impegnativo
(d'altronde trattava temi sovra-umani),
qui funziona tutto alla perfezione. L’abilità di Vinicio Capossela e dei suoi bravissimi compagni d’avventura è
quella di aver reso gradevole e accessibile un’operazione di altissimo valore
culturale. Solamente il Maestro
poteva permettersi un così caloroso e personale omaggio al mondo greco che, lo
ricordiamo, giunge in un momento storico molto particolare per la culla del
mondo occidentale. Dimentichiamo quindi per un attimo la musica
anglo-americana, di cui sappiamo già tutto, e immergiamoci nel mediterraneo,
accompagnati da questo straordinario album, rapiti da una musica che parla al
cuore, racconta di noi e della nostra identità!
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