lunedì 8 ottobre 2012

Ry Cooder - Election Special (Nonesuch Records - 2012)

Il modo in cui una persona tratta il suo cane può dire molto di lei. Su questa asserzione si basa Mutt Romney Blues, il brano che apre disco, che narra di come quel bastardo (questo il significato della storpiatura del nome) di Mitt Romney, candidato repubblicano alle elezioni presidenziali americane, abbia legato il suo cane al tetto di un’automobile, neanche fosse un sacco di patate, e si sia messo in viaggio. Non è giusto, si lamenta il cane, ma quel mutt non sente ragioni. Non usa mezzi termini, l’attacco è molto esplicito e diretto, ed è solo il primo di una serie di invettive e denunce che Ry Cooder muove all’establishment spinto da una grande passione civile. Election Special, pubblicato in piena campagna elettorale, suona come un campanello d’allarme per richiamare l’attenzione su temi di scottante attualità come lo strapotere della finanza, la vergogna di Guantanamo e una guerra che non sembra avere fine. “They promised war was done but peace didn’t declare” canta in The 90 and the 9, un dialogo serrato tra padre e figlio che si interrogano sulla necessità di fare delle scelte, di intervenire in prima persona per cercare di cambiare lo stato delle cose. I said honey you ain’t read your little history book, better dust it off and take another look, if the Democrats don’t make it then I’ll have myself to blame, if we don’t raise some sand then our votes might sleep away” .

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